Si accende la polemica tra Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e John Elkann, presidente di Stellantis, dopo che quest’ultimo ha rifiutato di partecipare a un’audizione in Parlamento. Meloni ha duramente criticato Elkann, affermando: «Temo che gli sfuggano dei fondamentali della Repubblica italiana», riferendosi al fatto che Elkann, a suo dire, non avrebbe compreso l’importanza di rendere conto alle istituzioni italiane. La scelta del manager ha suscitato una rara convergenza tra maggioranza e opposizione, con critiche unanimi da parte del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Azione.
Il rifiuto all’audizione e le critiche di Giorgia Meloni
La tensione è nata dal rifiuto di Elkann di partecipare all’audizione parlamentare su Stellantis, una delle principali multinazionali automobilistiche. La motivazione del manager è stata di voler discutere direttamente con il Governo piuttosto che con il Parlamento. La premier, intervenendo su Rai 1, ha contestato questa decisione, affermando che Elkann preferisce “limitare” la sua partecipazione al confronto diretto con l’esecutivo.
Meloni ha evidenziato: «John Elkann non ha detto solo di no, ha detto no perché aspetto il tavolo del Governo», ribadendo come sia necessario tenere distinti i due livelli istituzionali.
Proseguendo, Meloni ha aggiunto: «Questa mancanza di rispetto verso il Parlamento io me la sarei evitata», lasciando intendere che, in quanto rappresentante di una realtà economica di primaria importanza, Elkann avrebbe dovuto dimostrare maggiore rispetto e disponibilità al dialogo con il Parlamento, non solo con il Governo.
L’appoggio dell’opposizione e il tavolo di crisi del 14 novembre
A sostenere le parole della premier sono intervenuti diversi leader dell’opposizione. Elly Schlein, segretaria del PD, ha parlato di un atteggiamento da “stigmatizzare”, mentre il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha aggiunto: «Qui non si tratta di avere qualcuno sul banco degli imputati ed esporlo al pubblico disonore, ma di trovare tutti insieme la possibilità di uscire fuori dalle difficoltà». Carlo Calenda di Azione, da tempo critico su Stellantis, ha definito l’azione di Elkann “un grave sgarbo istituzionale” e ha sottolineato: «Verrà in Parlamento, insisteremo: ha il dovere di rispondere».
La questione non si ferma solo alla polemica sul rispetto istituzionale, ma tocca aspetti economici rilevanti, come la possibile chiusura di stabilimenti Stellantis in Italia e la crisi del settore automobilistico. È infatti previsto un tavolo di crisi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) per il 14 novembre, in cui Governo, sindacati e rappresentanti del settore si incontreranno per trovare soluzioni alla crisi e discutere delle delocalizzazioni e della necessità di nuovi incentivi.
La risposta di Elkann: accuse ingiuste e orgoglio italiano
In risposta alle accuse, Elkann ha espresso il suo rammarico sulle pagine de Il Foglio, dichiarando che «il rispetto delle istituzioni fa parte della nostra storia e della tradizione di famiglia. Io sono orgoglioso di essere italiano». Ha inoltre risposto all’accusa di aver “più preso che dato” all’Italia, affermando che si tratta di accuse ingiuste perché «non tiene conto di quanto investito e restituito tramite stipendi, tasse e bilancia commerciale». Elkann ha ribadito che «non c’è stato nessun disimpegno in Italia», e ha precisato che Stellantis segue le regole politiche dei paesi in cui opera, ma senza trasformarsi in un soggetto politico.